Capitolo 7 - Il Castello di Orvinio
La storia del Castello di Orvinio, corredata di parecchie belle fotografie, ha veduta la luce quattro o cinque anni or sono a cura dell’attuale proprietario S.E. il Senatore Filippo Cremonesi ex Governatore di Roma, in bella veste tipografica e con una tiratura di soli cinquecento esemplari donati ad Autorità ed amici.
Un’altra descrizione del Castello, anch’essa corredata da alcune fotografie, è stata pubblicata nel n.3 del Marzo 1936-XIV E.F. della rivista mensile illustrata “Latina Gens”.
Pur essendo superflua qualsiasi altra descrizione del Castello stesso, mi sia permesso anche a me di portare il mio modesto contributo alla storia di esso, aggiungendo qualche altra notizia.
Da fanciullo ho visitato più volte le così dette soffitte del fabbricato a sinistra entrando dal portone principale (fig. da 7 a 8).
Ricordo di avere vedute le pareti affrescate da grandi quadri raffiguranti (si diceva) le varie gesta della dominazione dei Baroni Muti e questi riprodotti: sul trono, portati in trionfo con la portantina per le vittorie riportate nelle guerre contro abitati limitrofi ad Orvinio, quando muovevano in guerra contro i paesi vicinori e nemici, ecc.ecc..
Ricordo bene che erano più quadri, ma non rammento con precisione se le pitture coprissero le pareti di una o più sale.
Nel Castello esistono, ed anche bene conservate, le autentiche due portantine adoperate dai Baroni Muti.
In seguito ad alcuni recenti scavi, fatti effettuare dal proprietario, non ricordo bene se dal Barone Berlingieri o da Remo Parodi Salvo, sono venute alla luce alcune lancie ed alabarde appartenenti certamente agli armigeri dei proprietari dell’epoca feudale; anch’esse come le portantine, sono attualmente conservate nel Castello stesso.
Nel Castello esistevano trabocchetti che funzionavano ed erano in esercizio all’epoca feudale e dell’oscurantismo del tempo dei tratti di corda e delle sonore nervate .
Le pareti ed il pavimento dei locali sottostanti corrispondenti ai trabocchetti stessi, erano munite di spade taglienti e punte e pali di ferro acuminati affinché i miserandi predestinati dalla sinistra sorte, allorché sprofondavano nelle botole, avessero quale premio di rimanere infilzati.Nel 1913 proprietario del Castello era il Comm.re Filippo Todini che ricavava una grande cantina utilizzando i sinistri locali sottostanti ai trabocchetti. Vi si accede dall’esterno attraverso la grande porta aperta nel muro perimetrale in via della Passeggiata (ora Quattro Novembre) distinta col n.6 . Durante i lavori, nel fondo di tali lucubri locali, furono trovati moltissimi scheletri umani, con i quali furono riempiti diecine e diecine di carri e trasportati al Camposanto delle Petriane. In un angolo di quei locali di tanti martirii, si rinvenne un grosso tavolone di quercia ancora bene conservato delle dimensioni di centimetri 250x50x15 sotto il quale fu trovato un grosso scheletro che trovavasi in quel posto da parecchi secoli; per curiosità fu misurata la lunghezza di una scapola trovata ben conservata e che risultò lunga la bellezza di centimetri trentacinque, mentre un osso femorale risultò lungo centimetri cinquantacinque. Senza dubbio alcuno, deve avere appartenuto ad un autentico gigante
Un’altra descrizione del Castello, anch’essa corredata da alcune fotografie, è stata pubblicata nel n.3 del Marzo 1936-XIV E.F. della rivista mensile illustrata “Latina Gens”.
Pur essendo superflua qualsiasi altra descrizione del Castello stesso, mi sia permesso anche a me di portare il mio modesto contributo alla storia di esso, aggiungendo qualche altra notizia.
Da fanciullo ho visitato più volte le così dette soffitte del fabbricato a sinistra entrando dal portone principale (fig. da 7 a 8).
Ricordo di avere vedute le pareti affrescate da grandi quadri raffiguranti (si diceva) le varie gesta della dominazione dei Baroni Muti e questi riprodotti: sul trono, portati in trionfo con la portantina per le vittorie riportate nelle guerre contro abitati limitrofi ad Orvinio, quando muovevano in guerra contro i paesi vicinori e nemici, ecc.ecc..
Ricordo bene che erano più quadri, ma non rammento con precisione se le pitture coprissero le pareti di una o più sale.
Nel Castello esistono, ed anche bene conservate, le autentiche due portantine adoperate dai Baroni Muti.
In seguito ad alcuni recenti scavi, fatti effettuare dal proprietario, non ricordo bene se dal Barone Berlingieri o da Remo Parodi Salvo, sono venute alla luce alcune lancie ed alabarde appartenenti certamente agli armigeri dei proprietari dell’epoca feudale; anch’esse come le portantine, sono attualmente conservate nel Castello stesso.
Nel Castello esistevano trabocchetti che funzionavano ed erano in esercizio all’epoca feudale e dell’oscurantismo del tempo dei tratti di corda e delle sonore nervate .
Le pareti ed il pavimento dei locali sottostanti corrispondenti ai trabocchetti stessi, erano munite di spade taglienti e punte e pali di ferro acuminati affinché i miserandi predestinati dalla sinistra sorte, allorché sprofondavano nelle botole, avessero quale premio di rimanere infilzati.Nel 1913 proprietario del Castello era il Comm.re Filippo Todini che ricavava una grande cantina utilizzando i sinistri locali sottostanti ai trabocchetti. Vi si accede dall’esterno attraverso la grande porta aperta nel muro perimetrale in via della Passeggiata (ora Quattro Novembre) distinta col n.6 . Durante i lavori, nel fondo di tali lucubri locali, furono trovati moltissimi scheletri umani, con i quali furono riempiti diecine e diecine di carri e trasportati al Camposanto delle Petriane. In un angolo di quei locali di tanti martirii, si rinvenne un grosso tavolone di quercia ancora bene conservato delle dimensioni di centimetri 250x50x15 sotto il quale fu trovato un grosso scheletro che trovavasi in quel posto da parecchi secoli; per curiosità fu misurata la lunghezza di una scapola trovata ben conservata e che risultò lunga la bellezza di centimetri trentacinque, mentre un osso femorale risultò lungo centimetri cinquantacinque. Senza dubbio alcuno, deve avere appartenuto ad un autentico gigante
Il Castello prima dei restauri eseguiti da Remo Parodi Salvo, durante la grande guerra 1915-1918 (visto da S. Giacomo fig.77 = visto dalle Coste fig.78)
Il Castello di Orvinio dopo i restauri di Remo Parodi Salvo (1915-1918)