Capitolo 13 - Fornaci di Vallebona e Chiesa di S. Giovanni
Seguendo la strada mulattiera che da Orvinio conduce a Scandriglia, oltrepassato di poco il Monte di Vallebona e prima di giungere in località “Pratarella”, a sinistra della strada stessa e prossima ad essa, esiste una località nomata “Fornaci”.
Ivi fino verso la metà del secolo scorso vi erano dei forni, comunemente dette fornaci, dove si fabbricavano e cuocevano degli ottimi mattoni ed embrici in terracotta, ad uso di Orvinio e dei paesi limitrofi.
I pavimenti delle chiese di S.Nicola di Bari (da pochi anni sostituito con mattonelle unicolori di cemento a forma esagonale), di S.Maria dei Raccomandati e relativo convento annesso ora adibito a scuola, asilo infantile e abitazione per le Suore, di S.Giacomo, di S.Maria di Vallebona e di S.Giovanni, sono stati costruiti con i mattoni forniti dalle fornaci suddette.
Allo stato attuale si nota un grande piazzale, i ruderi dei forni, avanzi di pilastri che sorreggevano i capannoni ed anche la cava della materia prima, l’argilla.
La chiesetta di S.Giovanni sorge in prossimità delle fornaci suddette, e più precisamente in località S.Giovanni.
E’ una piccola chiesetta a forma rettangolare della superficie interna di circa cinquanta metri quadrati, avente un solo altare posto al centro della parete di fronte alla porta d’ingresso.
L’altare era sormontato da un quadro ad olio con cornice di circa un metro quadrato riproducente S.Giovanni ed era conservato nella Sagrestia della Chiesa di Vallebona.
Sembra che sia stata officiata fino verso il 1875 ed in essa vi si recavano processionalmente gli Orviniensi per poi raggiungere la Chiesa di Vallebona.
Attualmente restano solo i muri, la porta è stata divelta ed il tetto scoperchiato; fra qualche tempo cadranno anche i muri e con la campagna circostante si confonderà anche il punto dove fu fabbricato con tanto amore il sacro edificio.
Altre fornaci similari alle suddette, dovevano certamente senza dubbio alcuno esistere in Orvinio nei paraggi della Chiesa di S.Giacomo in prossimità dell’attuale Largo Benito Mussolini, perché nei suoi pressi e precisamente il fondo “Canapine” non era altro che una cava di argilla, facilmente riconoscibile per la sua forma concava e dalla terra argillosa ivi esistente, ottima per farne embrici e mattoni nonché tegole romane.
Che siano state proprio queste le fornaci che fornivano il materiale di terracotta occorrente all’antica Orvinium? Ritengo di si.
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