Il Libro di Orvinio

di Amaranto Fabriani

Edizione definitiva de Il Libro di Orvinio, scritto da un illustre personaggio della cittadina sabina.

4 - Chiesa Parrocchiale di S. Nicola di Bari

La Chiesa Abbaziale e Parrocchiale, già Vicaria dell’Abbazia di S.Maria del Piano, è situata al corso Manenti. Annessa alla Chiesa vi è una comoda casa parrocchiale e l’intero edificio come risulta attualmente (tranne l’elevazione dell’ultimo piano del campanile che è stata circa sessanta anni or sono) è stato inaugurato il 18 e 19 settembre 1842. Con Breve Apostolico del 7 maggio 1818 del Sommo Pontefice Papa Pio VII al Vescovo di Sabina pro tempore, alla cui Diocesi ha appartenuto Orvinio fino al 31 dicembre 1841, per poi passare a quella i Tivoli, concesse la facoltà di poter erogare quelle rendite che si fossero esatte per quindici anni dopo la morte dell’ultimo Abate Commendatario di S.Maria del Piano eretta in Commenda, Ecc.mo Caffarelli Canonico Lateranense e devolute alla costruzione della nuova Chiesa Parrocchiale unita perpetuamente a quella Abbaziale di S.Maria del Piano, essendo l’antica Chiesa Parrocchiale divenuta angusta per la seconda volta. L’esecuzione del suddetto Breve Pontificio era stata differita fino al 1835 perché si erano formati due partiti sulla scelta del luogo dove doveva sorgere la nuova chiesa. Uno capeggiato dall’Ecc.mo Principe Marcantonio Borghese, voleva che il sacro edificio sorgesse a fianco del Castello e precisamente a sinistra entrando dalla porta principale da addossarsi al Castello stesso. A proposito e per meglio precisare dirò, che ricordo bene quando ero fanciullo di aver visto iniziato in quel punto il fabbricato, tutto in mattoni, con svelti e robustissimi archi ed elevato fino all’altezza del secondo piano (ora trasformato in abitazione). L’altro partito insisteva di radere al suolo la vecchia Chiesa e sull’area di risulta costruire la nuova; quest’ultimo prevalse. Da una iscrizione del Vescovo Lorenzo Santorelli, si legge che la Chiesa Parrocchiale di Orvinio, ora anche Vicaria dell’Abbazia di S.Maria del Piano e consacrata il 31 marzo 1536. Essa è a forma rettangolare e nella parte centrale è sostenuta da otto robusti pilastri, sistemati in forma ellittica, su cui scaricano gli archi che sorreggono le volte ed i tetti. Ha cinque altari, compreso quello Maggiore che è in corrispondenza della porta principale centrale e sormontato da una non brutta tela di S. Nicola di Bari, con nutria bigantina, protettore di Orvinio (fig.56). Nella parte interna della porta principale e precisamente sotto l’arco che sorregge la cantoria vi è un bellissimo antiporta in legno, decorato di intagli e quattro statuette scolpite in legno, opera eseguita dallo scultore Alessi Ludovico di Orvinio sul finire del secolo scorso; pure della stessa epoca e dello stesso artista è quel bel complesso di armadi che è sistemato nella Sagrestia della stessa Chiesa. Gli altri quattro altari sono sistemati: due nel lato lungo della Chiesa e precisamente: quello a destra dedicato a S.Rocco sormontato dalla statua lignea del Santo; quello di fronte a quest’ultimo è dedicato alla Madonna della Pace con Icone della Vergine, mentre gli altri due sono sistemati ai due lati dell’Altare Maggiore: a destra dedicato al Sacro Cuore di Gesù, a sinistra alla Madonna Addolorata, sormontati entrambi dalle rispettive Sacre Immagini. Nella cantoria è sistemato un organo acquistato a Subiaco per la somma di lire cinquecento circa settanta od ottanta anni or sono. Nel quinquennio 1935-1939, sedente il Parroco Sarrocco don Salvatore, con una spesa complessiva di circa lire ventunomila, racimolate a suon di bussola, sono stati rinnovati i cinque altari; di marmi policromi quello Maggiore compresa l’antistante bellissima balaustra (fig.1) nonché quelli dedicati a S.Rocco e alla Madonna della Pace. Più modesti e con pietra comune, ma belli anch’essi, gli altri due. Vada una lode al suddetto parroco per il suo fervido interessamento della sua Chiesa. Circa quaranta anni or sono, il Vescovo di Tivoli, recatosi ad Orvinio per effettuare il SS.mo Sacramento della Cresima, rimase colpito da una vera bruttura esistente nell’interno della Chiesa Parrocchiale; alla base degli otto pilastri centrali ed all’ingiro di essi erano fissati dei rozzi sedili di legno. Con propria munificenza dispose la demolizione dei sedili stessi, mentre la base dei pilastri fu rivestita con grandi lastre di candido marmo di Carrara. Nella parete di destra ed in prossimità dell’Altare della Vergine Addolorata è murata un pietra di marmo su cui è scolpito: D.O.M. TRINO ET UNI CATHARINA BASILICI CLARA GENERE CLARIOR PIETATE EXCIVITAVIT ET VICTURA POST MORTEM PIETATIS STUDIO BINAS IN QUALIB. HEBID.A MISSAS INSTITUENS VITAE COSULUIT IMORTALI ANNO DUI MDCCXI Sottostante all’Altare Maggiore vi è un grande locale ove si accede con una comoda scala di pietra; è illuminato da due finestre e poco oltre la scala, nella parete di destra, vi è un altare sormontato da un quadro della Madonna della Concezione. Detto locale si chiamava comunemente cimitero, perché sottostanti ad esso vi erano due grandi locali ossari, ove si effettuò il seppellimento dei cadaveri fino a quando (nel secolo scorso) fu proibito per legge di seppellire nelle chiese entro gli abitati e a tal uopo furono istituiti in tutti i centri piccoli e grandi gli attuali campisanti. Attualmente sono ancora in sito le due pietre tombali, in corrispondenza ciascuna del proprio ossario sottostante. L’attuale Parroco Sarrocco, circa una diecina di anni or sono, faceva vuotare entrambi gli ossari provvedendo provvedendo a far trasportare tutte le ossa in essi contenute, al Camposanto attuale delle Petriane. Dopo ciò faceva aprire una porta e due finestrine ai locali ex ossari adibendoli ad uso della Parrocchia. La torre campanaria fa parte integrante del Sacro Edificio; è a destra della facciata principale ed in linea con essa. Attualmente è alta tre piani, in origine due, ed all’ultimo sono collocate tre campane di diversa grandezza. Quella grande, comunemente detta “campanone”, è collocata nella cella che guarda il corso Manenti in direzione di Porta Romana e porta la scritta: Pietro Benedetti–Fonditore Reatino–AD 1838. Il ceppo è stato rifatto nel 1916 dal falegname Mario Scanzani di Orvinio. La campana media è sistemata nella cella che guarda verso il Castello e l’ultima fusione di essa è stata effettuata da Ernesto e Oreste fratelli Lurenti – Fonditori Romani –AD-MCMIII (1903). Il ceppo di questa è stato rifatto nel 1924. La campana più piccola squilla in direzione di Piazza del Sole e la sua fusione rimonta all’anno MDCXXXVIII (1638) forse quest’ultima sarà proveniente dalla vecchia Chiesa. Nella facciata del campanile in linea con la Chiesa e precisamente a circa due metri da terra è stata incastrata una antica scultura di un solo pezzo e probabilmente di marmo bianco, forse proveniente dalla vecchia Chiesa abbattuta. Essa riproduce fedelmente la facciata in miniatura di un Tempio Cristiano con relativa porta centrale e timpano ad essa sopvrapposto, pilastri, lesene, capitelli, nicchie, ecc.. Chiunque l’ammira dice che è una cosa veramente bella. Che sia un vecchio ciborio? (fig.57). Ricordo bene che circa quaranta anni or sono, in un giorno di festa, mentre le campane della Chiesa Parrocchiale suonavano a distesa, la fascia di cuoio su cui era appeso il battaglio del campanone si lacerava ed il battaglio stesso con grande veemenza andava a cadere sulla strada conficcandosi nel duro terreno per circa mezzo metro di profondità; per un vero miracolo non colpì un certo Alessi Mariano che trovavasi fermo a poche diecine di centimetri dal punto dove rimase conficcato il battaglio. Nell’anno 1922, a spese di tutta la popolazione di Orvinio, fu rifatto il soffitto della Chiesa perché pericolava; la volta e le pareti pitturate ed il mattonato composto di mattonelle esagonali di cemento unicolori, sostituiva quello precedente in mattoni di terracotta, già provenienti dalle fornaci di Orvinio prossime a Vallebona. Riporto quì di seguito integralmente quanto scritto da un anonimo cronista del tempo all’epoca della inaugurazione dell’attuale Chiesa Abbaziale e Parrocchiale: “Supplemento al n.42 delle “NOTIZIE DEL GIORNO” (giornale del tempo) del 20 ottobre 1842” Canemorto 20 settembre Canemorto che sul principio del secolo IX fu il teatro della rotta data dalle armi di Carlo Magno a’ Saraceni, ora Canemorto, deponendo quell’antico di Orvinio; che fu patria del celebre pittore Vincenzo cav. Manenti, al ch. Avv. Concistoriale Domenico Morelli, e al Vescovo di Sutri e Nepi, Mons. Anselmo Basilici, e a tanti altri benemeriti e delle belle arti e delle scienze, fu nei giorni 18 e 19 corrente lietissimo per la inaugurazione della nuova Chiesa Abbaziale e Parrocchiale sotto il titolo di S. Nicola di Bari. Con Breve Apostolico del 7 maggio 1818 la sa.me. di Papa Pio VII all’Ecc.mo Vescovo di Sabina pro tempore, alla cui Diocesi ha fino a tutto il 1841 appartenuto Canemorto, concesse la facoltà di poter erogare dell’Abbazia eretta in Commenda della Chiesa di S.Maria del Piano (vasto tempio edificato per ordine di Carlo Magno nel 817 di qua dal rivo che divide dagli altri il nostro Territorio lungi un miglio dall’abitato verso l’Oriente) quelle rendite, ché esatte si fossero per 15 anni dopo la morte dell’Abate Commendatario ultimo di lei possessore Ecc.mo Sig. Caffarelli Canonico Lateranense, alla costruzione di una nuova Chiesa Parrocchiale unita perpetuamente a quella Abbaziale di S.Maria del Piano, essendo l’antica Parrocchia divenuta per la seconda volta angusta a questa popolazione, che la Dio mercè per la salubrità dell’aria va sempre aumentando il numero dei suoi individui. La discordia dei pareri sul luogo di costruzione avea differita l’esecuzione di tal Breve fino al 1835, quando il fu Ecc.mo Carlo Odescalchi di gloriosa memoria ne commise l’incarico a Monsignor Francesco De’ Marchesi Canali suo Suffraganeo, ed ora degnissimo Vescovo di Pesaro, ed allora fu che questi divisò edificarla ampliando l’area dell’antica Chiesa eguagliata al suolo. Talché dopo cinque anni si vide sorgere il nuovo edificio in forma ottagonale con cinque Cappelle e bel sotterraneo. Rimasta però la perfezione del nuovo Tempio nel suo corredo sul più bello sospesa per la vacanza delle Sede Vescovile per morte dell’Ecc.mo Gamberini, sopravvenne l’impegno del vigilantissimo Mons.Carlo Gigli Vescovo di Tivoli, al cui governo spirituale venivano destinati dalla Santità di Nostro Signore Papa Gregorio XVI felicemente regnante con Bolla Apostolica del 25 Dicembre 1841. Ed è perciò che per la cura di Lui, ora fra noi in occasione della sua prima visita Pastorale, si è potuta nel giorno 18 corrente, sacro ai dolori di S.Maria SS.ma officiar la nuova Chiesa permettendo la solenne Benedizione fatta della medesima dal nostro Vicario perpetuo Parrocchiale sig. Arciprete D. Gio. Antonelli Romano a tal uopo deputato, e cantandovisi quindi dal medesimo la solenne Messa della ricorrente festività con l’assistenza e intervento di questo Collegio de’ Cappellani, e di altri Sacerdoti Religiosi invitati, e con l’accompagno della bella musica ma divotamente concertata da questa antica Filarmonica Società. Verso la sera poi del dì seguente il nostro Mons. Vescovo dalla sua residenza alla Chiesa di S.Maria dei Raccomandati già dei Religiosi Conventuali, finora officiata per mancanza della Parrocchiale, accompagnato e dal Clero, che si era mosso ad incontrarlo, e dalla civica banda militare volle di sua mano fare il trasporto dell’Augustissimo Sacramento alla nuova Chiesa, premettendo un analogo e commovente ragionamento con quella facondia propria del suo zelo Apostolico, intanto che si allestivano le due numerose confraternite e del Gonfalone ivi eretta, e del SS.mo Sagramento unite alla Parrocchia. Terminato il discorso e vestito il lodato Prelato de’ Sacri Paramenti fu esposto il SS.mo Sagramento, ed intonati i Sacri Inni secondo il rituale romano, si mosse la processione che riuscì veramente divota. Precedevano le due Confraternte in bell’ordine disposte e decorate di magnifici attrezzi e copiose torce, seguiva il Clero divenuto in tal circostanza più numeroso, ed infine portavasi l’augustissimo Sagramento dall’Ill.mo Mons. Vescovo assistito dai Ministri nelle persone dei due Canonici Convisitatori e suo seguito, sostenendo le aste del baldacchino scelti individui delle rispettive Confraternite ed attorniato dalle torce che si recavano dai primari di questo luogo in abito nero vestiti, e similmente due ragguardevoli persone forastiere che vollero prestare un sì religioso ufficio, mentre gli individui di questa brigata de’ Bersaglieri facevano ala e frenavano la calca del numeroso popolo che seguiva. Le abitazioni sulla strada quasi tutta retta che percorse la processione, erano decentemente ornate di copiosi lumi e fanali, ch’essendo sull’imbrunir della sera, e quieto il vento in quell’ora, rendevano veramente bella la prospettiva. I canti alternati dai concerti della civica banda militare, fra il suono delle campane di ambedue le Chiese e fra il rimbombo dei mortari, resero la funzione commovente e religiosissima. Giunti alla nuova Chiesa dopo aver cantato l’inno di rendimento di grazie e le consuete preci, fu data la prima Benedizione al popolo col SS.mo Sagramento dal lodato Prelato, che spogliato quindi de’ paramenti sacri si restituì, accompagnato dal Clero e dai privati con torce, alla sua residenza, precedendo la civica banda militare co’ suoi concerti. La sera poi fu elevato un magnifico globo aereostatico sulla piazza del palazzo Morelli, presso cui risiedeva l’Illssmo e Reverendissimo Mons. Vescovo fra le salve de’ mortari, mentre veniva illuminato da fanali un maestoso arco di trionfo ivi erettogli dal Comune. Speriamo che un tale avvenimento, il quale formerà epoca ne’ nostri padri annali si pel nuovo Vescovo, come pel nuovo Tempio, possa essere principio di felici successi, che senza dubbio ci promettiamo dallo zelo veramente pastorale del nostro amatissimo Prelato.