Il Libro di Orvinio

di Amaranto Fabriani

Edizione definitiva de Il Libro di Orvinio, scritto da un illustre personaggio della cittadina sabina.

Capitolo 16 - Castello Sinibaldi

In località “Castellu“, soprastante ad un mulino idraulico con due macine per cereali portante il nome della stessa località ed in prossimità del vocabolo Vigne Secche, su di un amena posizione di rimpetto alla località denominata “Selva“ fronte a Montorio in Valle, sorgeva il paese di Castello Sinibaldi, comunemente nomato “Castellu“.
Ignorasi la sua data di nascita, quando da chi e come fu distrutto, nonché l’epoca in cui fu abbandonato dai suoi abitanti.
Attualmente sono bene conservati gli avanzi di due torri, poste certamente a difesa della porta del paese (forse l’unica che esistesse) e nella parte che guarda verso Orvinio.
Quà e là esiste ancora qualche piccolo rudero della cinta e dei fabbricati scomparsi.
Allo stato attuale non è possibile stabilire esattamente il suo perimetro, però con un pò di buonavolontà si riesce ad intuirlo.
Il paese deve ritenersi di epoca medioevale e certamente dopo il mille dell’era volgare e la sua popolazione contava sulle cinquecento anime.
Circa quaranta anni or sono il proprietario di quel terreno certo Ragazzoni Vincenzo di Orvinio, soprannominato “Lu Rusciu”, perché di capigliatura bionda, col miraggio di poter eventualmente rinvenire un qualche tesoro, con molta fatica riuscì ad aprire un piccolo varco attraverso le spesse e poderose mura della torre di sinistra entrando e precisamente quella a monte della gemella e che è più grande e più alta dell’altra.
Praticato un piccolo pertugio, attraverso il foro si calò nell’interno della torre ove sul fondo di essa trovò solo una buona quantità di grano ma tutto bruciacchiato ed annerito forse dal fumo.
Da tale scoperta si deve arguire che l’abitato di Castello Sinibaldi fu distrutto quasi certamente da un incendio e gli abitanti scampati furono costretti a rifugiarsi in altri centri vicinori.
La famiglia Biscossi di Orvinio sembra che provenga da Castello Sinibaldi.
Mi è stato assicurato da più persone che attualmente in località Vignesecche, prossime all’abitato di Castello Sinibaldi, località quanto mai pittoresca e bene situata, con ottima terra per buone coltivazioni, esistono in vari punti alcuni mucchi di sassi, comunemente chiamati “maceruni”.
Su di essi sono cresciuti molti rovi e piante selvatiche che li ammantano completamente; ebbene in mezzo a quella spontanea vegetazione esiste e vegeta ancora qualche pianta di vie e di fichi.
Tali piante non sono certo nate sole ma saranno una riproduzione delle loro antenate poste a dimora per mano dell’uomo e pertanto si deve ritenere per certo che tali piante siano lo sparuto residuo dei vigneti ivi esistenti piantati dai Castellani.
Di fronte a Castello Sinibaldi dalla parte della torre suddetta esiste la località denominata “Selva”.
Il terreno ivi è cosparso di una miriade di pezzi di tegole romane: mattoni e embrici di terracotta.
La tradizione vuole che colà esistesse una fornace di laterizi in terracotta; io ritengo che ivi invece esistesse la necropoli di Castello Sinibaldi perché è alle falde del monte dove esisteva il paese distrutto.
Basterebbe fare uno scavo con metodo di appena qualche metro di profondità e sono sicuro che il mistero sarebbe squarciato e la realtà mi darebbe certamente ragione.

Notizie accertate posteriormente: Dai seguenti documenti trascritti nel Regesto di Farfa, risulta che fra gli anni 1036 e 1090 d.c. esisteva il castello o rocca Senebaldi o Sinebaldo (da non confondere con Rocca Sinibalda situata verso Rieti) perché la sua ubicazione è posta in prossimità di Orvinio, Pozzaglia e il fiume Turano:
- Documento 567 – anno 1036 –Volume III – pag.274.
- Documento 1095- anno 1084 – Volume V - pag.90
- Documento 1255 – anno 1090 – Volume V – pag.235.